La trama
La vicenda ha inizio nel Maggio 1797; la contessa Polissena Claris, in villeggiatura presso Robelletta, la sua villa di campagna situata tra Murello e Polonghera, viene colta da un improvviso malore durante la messa. Il primo ad accorrere sul luogo, sarà il dottor Luigi Ughes, medico di Murello che si trovava nei paraggi, durante una delle consuete passeggiate con la sua novella sposa Liana.
La campagna dei conti Claris descritta nel romanzo porta il nome di uno tre feudi estinti di Murello: Robelletta. Il luogo è chiaro: dalla strada del sale ad una mezz’ora di cammino da Murello, dove a poche centinaia di metri si può incontrare la cascina di Robella alta, un fabbricato semplice ed elegante, in tutto e per tutto identico alla descrizione che ne fa Calandra.
Nel ritrarre la Contessa Polissena Claris, Edoardo si rifà alla signora Andreis, distinta dama di Torino, conoscente di suo padre, che si recava ogni anno in villeggiatura a Robella, accompagnata da un compìto gentiluomo, il cavaliere Giuseppe dei Conti di Gloria, al quale Edoardo si ispirerà per creare il personaggio del cavaliere Telemaco Mazel della Comba, cicisbeo della contessa.
Edoardo aveva sposato, nel 1891, la signorina Virginia Callery Cigna Santi; gli sposi si recavano spesso a Murello, dove facevano lunghe passeggiate, esattamente come i protagonisti Luigi Ughes e Liana, nei primi tempi del loro matrimonio, nei capitoli iniziali del romanzo.
I luoghi sono quelli che Edoardo avrebbe poi scelto come ambientazione: la Madonna degli Orti, il Castello di Bonavalle, Vallombrosa, il Bosco dei morti, la Torre della Rea, spingendosi a volte a Villanova Solaro, Polonghera, Moretta, Ruffia, Monasterolo e Racconigi. Luoghi che incontriamo, minuziosamente descritti, pagina dopo pagina.
La vicenda prosegue e il dottor Ughes e la moglie faranno conoscenza del giovane contino Massimo, figlio della contessa Polissena. Il giovane rampollo diventerà ben presto loro compagno di camminate nelle ridenti campagne murellesi, attratto dalla bellezza della giovane signora, ma ignorando il passato “rivoluzionario” di Ughes. Un passato tormentato che richiamerà a sé il dottore, attirandolo nei gorghi della rivoluzione e facendolo scomparire improvvisamente all’inizio del libro, lasciando la giovane e bella moglie Liana in preda all’ansia e allo sconforto. Il silenzio che avvolge il suo destino, il presentimento della sua morte, il peso della sua assenza, sono uno dei fili più consistenti del romanzo.
La casa di Luigi Ughes, dove Liana trascorre i giorni felici della luna di miele e tanti giorni d’ansia e d’attesa per la scomparsa del marito, non è altro che la casa di Edoardo, casa Calandra, mentre la chiesa dove Liana si rifugia a pregare è la parrocchia di Murello, accanto al castello.
Il viale del Santuario della Madonna degli Orti, dove si danno appuntamento Ughes, Liana e Massimo nel libro, era già all’epoca la passeggiata del paese.
La stessa Liana è la signora Virginia Calandra e, se sappiamo leggere tra le righe, possiamo riconoscere Edoardo a tratti ora nel dottor Luigi Ughes, ora nel Contino Massimo Claris.
Menica e Gabriel, i domestici di casa Ughes, sono in realtà Giovannina e Tobia, vecchi e devoti servi di casa Calandra, alle cui cure furono affidati Edoardo e i suoi fratelli dopo la prematura morte della mamma.
Le vicende di Liana si snoderanno, inizialmente attorno alla spasmodica attesa del ritorno del marito, per poi far spazio ad una quieta e pacata rassegnazione e si intrecceranno con il cammino di Massimo, sopraffatto dalla noia e dall’ozio prima e dalla smania di agire a favore del suo Re poi. I due scopriranno il nuovo tenero sentimento che li lega e proprio quando il fato sembrerebbe sorridere al loro amore, troveranno una tragica sorte ad attenderli.
Un romanzo quindi che si basa su un’assenza, in cui il protagonista non agisce più, ma incombe con tutto il peso del suo ricordo sulle vicende degli altri personaggi, sullo sfondo di un Piemonte su cui si abbatteva senza tregua una vera e propria “bufera”.
La campagna dei conti Claris descritta nel romanzo porta il nome di uno tre feudi estinti di Murello: Robelletta. Il luogo è chiaro: dalla strada del sale ad una mezz’ora di cammino da Murello, dove a poche centinaia di metri si può incontrare la cascina di Robella alta, un fabbricato semplice ed elegante, in tutto e per tutto identico alla descrizione che ne fa Calandra.
Nel ritrarre la Contessa Polissena Claris, Edoardo si rifà alla signora Andreis, distinta dama di Torino, conoscente di suo padre, che si recava ogni anno in villeggiatura a Robella, accompagnata da un compìto gentiluomo, il cavaliere Giuseppe dei Conti di Gloria, al quale Edoardo si ispirerà per creare il personaggio del cavaliere Telemaco Mazel della Comba, cicisbeo della contessa.
Edoardo aveva sposato, nel 1891, la signorina Virginia Callery Cigna Santi; gli sposi si recavano spesso a Murello, dove facevano lunghe passeggiate, esattamente come i protagonisti Luigi Ughes e Liana, nei primi tempi del loro matrimonio, nei capitoli iniziali del romanzo.
I luoghi sono quelli che Edoardo avrebbe poi scelto come ambientazione: la Madonna degli Orti, il Castello di Bonavalle, Vallombrosa, il Bosco dei morti, la Torre della Rea, spingendosi a volte a Villanova Solaro, Polonghera, Moretta, Ruffia, Monasterolo e Racconigi. Luoghi che incontriamo, minuziosamente descritti, pagina dopo pagina.
La vicenda prosegue e il dottor Ughes e la moglie faranno conoscenza del giovane contino Massimo, figlio della contessa Polissena. Il giovane rampollo diventerà ben presto loro compagno di camminate nelle ridenti campagne murellesi, attratto dalla bellezza della giovane signora, ma ignorando il passato “rivoluzionario” di Ughes. Un passato tormentato che richiamerà a sé il dottore, attirandolo nei gorghi della rivoluzione e facendolo scomparire improvvisamente all’inizio del libro, lasciando la giovane e bella moglie Liana in preda all’ansia e allo sconforto. Il silenzio che avvolge il suo destino, il presentimento della sua morte, il peso della sua assenza, sono uno dei fili più consistenti del romanzo.
La casa di Luigi Ughes, dove Liana trascorre i giorni felici della luna di miele e tanti giorni d’ansia e d’attesa per la scomparsa del marito, non è altro che la casa di Edoardo, casa Calandra, mentre la chiesa dove Liana si rifugia a pregare è la parrocchia di Murello, accanto al castello.
Il viale del Santuario della Madonna degli Orti, dove si danno appuntamento Ughes, Liana e Massimo nel libro, era già all’epoca la passeggiata del paese.
La stessa Liana è la signora Virginia Calandra e, se sappiamo leggere tra le righe, possiamo riconoscere Edoardo a tratti ora nel dottor Luigi Ughes, ora nel Contino Massimo Claris.
Menica e Gabriel, i domestici di casa Ughes, sono in realtà Giovannina e Tobia, vecchi e devoti servi di casa Calandra, alle cui cure furono affidati Edoardo e i suoi fratelli dopo la prematura morte della mamma.
Le vicende di Liana si snoderanno, inizialmente attorno alla spasmodica attesa del ritorno del marito, per poi far spazio ad una quieta e pacata rassegnazione e si intrecceranno con il cammino di Massimo, sopraffatto dalla noia e dall’ozio prima e dalla smania di agire a favore del suo Re poi. I due scopriranno il nuovo tenero sentimento che li lega e proprio quando il fato sembrerebbe sorridere al loro amore, troveranno una tragica sorte ad attenderli.
Un romanzo quindi che si basa su un’assenza, in cui il protagonista non agisce più, ma incombe con tutto il peso del suo ricordo sulle vicende degli altri personaggi, sullo sfondo di un Piemonte su cui si abbatteva senza tregua una vera e propria “bufera”.